PIE FRANCO
Un’eresia, una sfida all’omologazione, un ritorno alle origini. Era
la seconda metà degli anni Ottanta quando Teobaldo Cappellano mise in pratica quella
che per molti era una follia, vale a dire la decisione di mettere a dimora nel vigneto
Gabutti alcuni filari di nebbiolo Michet a piede franco, il sistema in uso prima
della diffusione dell’innesto americano dovuta alla comparsa della filossera. Un’evoluzione
all’indietro, per usare le parole dello stesso Teobaldo, dettata dal desiderio
di restituire in qualche modo il Barolo a se stesso e a un’idea di purezza;
ma anche un omaggio al nonno Giovanni, che visse i suoi ultimi giorni in Africa
adoperandosi per capire quanto ci fosse di inevitabile nell’adozione del nuovo
sistema e per cercare vitigni resistenti al terribile parassita. Furono in tanti
a scommettere sul fallimento di questo tentativo, persuasi che in breve tempo la
filossera avrebbe attaccato le viti piantate a piede franco: invece quei filari
sono ancora lì, integri e sani, fieri come un inno al coraggio e all’utopia.
Il vino che ci regalano è un Barolo “irregolare” e seduttivo, straordinario
in quanto a complessità e intensità, che ci restituisce l’inconfondibile imprinting del
territorio di Serralunga al netto di pose e affatturazioni.